Palermo è certamente una delle città più solari e luminose d’Europa ma …….la notte no! E prima che qualcuno si lamenta che tutte le scuse sono buone per criticare l’attuale amministrazione, diciamo chiaramente che le notti di Palermo sono state sempre “scuruse”.
Fino al 1745, la città non aveva un illuminazione pubblica notturna. L’unica illuminazione era quella della luna, ma quando la luna non c’era….. erano dolori. L’unico modo per illuminare le buie strade era portare con sé una lanterna. La notte palermitana era “splendida ” per i ladri, cospiratori e per altri “mal intenzionati”. Potevamo dire tranquillamente che la vita notturna a Palermo era inesistente, un vero “mortorio” ( altro che movida). Già altre città europee avevano cominciato a installare dei fanali che rendevano meno tetre e buie le loro notti.
E così il 4 aprile 1745 il Comune di Palermo, per non essere da meno, fece installare al Cassaro “certi fanali ben grandi ad olio”. Ma non dovevano essere gran che e soprattutto erano pochi . Per incrementare l’illuminazione notturna, alcuni nobili imitarono l’iniziativa e fecero installare anche loro “grandi fanali” ad olio davanti all’ingresso dei loro palazzi. Tale “innovazione” destò “tanta allegrezza nel popolo” che il senato decise di estendere tale servizio in altre zone della città “ affinchè si accrescesse la naturale sua felicità e si tenesse libera da’ malvagi attentati notturni” .
Come si vede a quei tempi gli amministratori comunali ci tenevano alla “felicità” e alla sicurezza dei loro cittadini .
Infatti l’anno successivo , 1746, si decise di installare altri 200 fanali ad olio e di fornire gratuitamente a tutti coloro che lo richiedevano uno di questi fanali, a patto che si impegnassero , a loro spese, di occuparsi della manutenzione. In parole povere dovevano alimentare tali fanali con l’olio necessario. L’iniziativa ebbe un grande successo tanto che il Marchese di Villabianca scriveva nel 1752 nei suoi “Diari” che al Cassaro e alla Strada nuova si ammirava “una superba illuminazione”.
Nel 1785 il vicerè Caracciolo potenziò il servizio con altri “12 nuovi fanali di nuovo tipo alla moda francese , del costo di 5 once l’uno” .Ma anche se erano di “nuovo tipo alla moda francese” non dovevano essere gran che tanto che fecero la fine dei nostri semafori tranviari. E così il 31 luglio, dopo soli 2 giorni, furono tolti e trasferiti a Villa Giulia, che così fu illuminata degnamente “alla moda francese” ( beati loro).
Il Marchese di Villabianca, che non perdeva occasione per criticare il vicerè Caracciolo, ritenuto “ troppo progressista”,scriveva “non tutte le cose di Francia sono da copiare”. Era chiara allusione alle idee illuministe francesi di cui il Vicerè Caracciolo era portatore. Il Marchese di Villabianca era certamente un grande cronista ma politicamente era decisamente un conservatore “reazionario”.
L’illuminazione con fanali ad olio durò fino al 1838, anno in cui si pensò di sostituirli con fanali a gas. Ma la cosa non era facile, soprattutto per le forti resistenze “sindacali”. Infatti si poneva il problema di tutti quei lavoratori addetti all’accensione e allo spegnimento di tali fanali.
Per tale motivo solo nel 1861 si stipulo un contratto con la ditta FAVIER per l’illuminazione pubblica sia della città che delle borgate All’inizio la luce di tali lampioni a gas era rossastra e vacillante e la cosa suscitò diverse critiche . In seguito , grazie a delle particolari “retine” tale luce divenne bianca e più efficiente. Ma tali “retine” erano molto fragili e richiedevano una continua manutenzione e i costi, naturalmente, aumentarono. L’illuminazione a gas durò per alcuni decenni ma il 12 gennaio 1888, con molto ritardo rispetto a molte città europee, alla Stazione e a Piazza Pretoria si videro i primi fanali elettrici, ma vennero considerati dai cronisti dall’allora, decisamente deludenti. Ma ormai sembrava che il “dado era tratto”. Nella realtà non fu così. Per altri anni la città continuò ad avere una doppia illuminazione, elettrica e a gas.
Il 2 gennaio 1900 si inaugurò la nuova illuminazione elettrica da Porta S. Antonino a Piazza Politeama, ma fu una “delusione generale” : A confronto con Roma, Milano o Torino l’illuminazione era insufficiente a causa dello “scarso potere luminoso delle lampade”. In parole povere facevano rimpiangere l’illuminazione a gas.
L’illuminazione elettrica stento ad affermarsi , infatti solo nel gennaio del 1928 il Comune di Palermo stipulo un contratto d’appalto con la Società Elettrotecnica Palermitana, per l’illuminazione pubblica della città e per la fornitura di energia elettrica ai privati. Da allora scompariva definitivamente l’illuminazione a gas. La nuova società d’illuminazione volle “stupire” i Palermitani con il Festino del 1930 quando il Cassaro e il Foro Italico furono illuminati “ a giorno” tra lo stupore della gente” .
P.S. Nel 2005, per sensibilizzare i cittadini al risparmio energetico , la trasmissione “Caterpillar” di RAI Radio ha lanciato una lodevole iniziativa “ Mi illumino di meno”. Inizialmente era rivolta ai soli cittadini ma in seguito molti Comuni italiani “ stranamente” hanno aderito, tra cui Palermo. Peccato che lo spirito dell’iniziativa sia stato travisato. Infatti qualche Amministrazione locale ha utilizzato questa manifestazione per coprire le deficienze del servizio pubblico . Con la scusa della lotta all’”inquinamento luminoso” continuarono a tenere al buio, non solo per un giorno, tante strade e quartieri cittadini. Forse questi Comuni dovrebbero pensare a garantire un servizio d’illuminazione pubblica decente “affinchè si accresca ,nel popolo, la naturale sua felicità e si tenga libera da’ malvagi attentati notturni”
Nel mese di febbraio 2015 usci un bando del Comune di Palermo. Grazie ai fondi FAS più di 3,5 milioni di euro erano stati stanziati per rinnovare e ristrutturare gli impianti di illuminazione dei quartieri Oreto, Villa Giulia e Stazione Centrale e garantire maggiore sicurezza ai pedoni che attraversano la strada. Proprio per questo motivo era previsto che le strisce pedonali sarebbero state finalmente illuminate e segnalate in modo adeguato.
Nel progetto erano state inserite anche la Cala, la passeggiata e il prato del Foro Italico, piazza XIII Vittime, Villa Giulia, Il Porticciolo di Sant’Erasmo e il Foro Umberto I ,dopo che in un primo momento la zona, sottoposta a vincolo paesaggistico, ……. era stata stralciata di comune accordo con la Sovrintendenza ai Beni culturali e paesaggistici ( complimenti !!!!! ). I lavori , dopo l’assegnazione degli appalti, iniziarono però. dopo qualche mese, stranamente furono sospesi . Di tale progetto rimangono solo i lampioni, in vago stile liberty, in Via Lincoln, belli ma tristemente …. spenti!!!! . Forse per illuminare finalmente Villa Giulia doppiamo rimettere in funzione i “12 fanali di nuovo tipo alla moda francese” del Vicerè Caracciolo.